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Sant'Angelo in Vado : Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare, Cosa fare nella Provincia diPesaro-Urbino.

Comuni

Comune di Sant'Angelo in Vado

Sant'Angelo in Vado : Informazioni turistiche

CENNI GEOGRAFICI
Sant'Angelo in Vado è un comune italiano di 4.130 abitanti della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Fu sede vescovile, ora unita nell'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado.
; CENNI STORICI
Sant'Angelo in Vado sorge sulle rovine della antica Tiphernum Mataurense denominazione che deriva da tipher o tifia, pianta acquatica che si sviluppa nelle zone paludose. Lo studio della pianta della Tiphernum, ricostruita in base alle informazioni ottenute con le operazioni di scavo e con le recenti interpretazioni aerofotografie, porta alla constatazione che la città aveva forma quadrata, con i classici cardo e decumano che si incrociavano nella via principale. L'esistenza dell'antico municipio romano è attestata dai molti reperti archeologici ritrovati e oggi conservati nell'Antiquarium della città. Si ritiene che questa, dopo l'avvento del cristianesimo, fosse sede vescovile. La lunga guerra tra Bizantini ed Ostrogoti (VI secolo) interessò anche il territorio della Tiphernum Mataurense che subì la totale distruzione. I Longobardi ricostruirono il nuovo abitato sulle rovine della città romana quasi completamente ricoperte dai terreni alluvionali, e lo dedicarono all'arcangelo Michele, di qui il nome di Sant'Angelo. La seconda parte del nome "in Vado" fu aggiunta successivamente e sarebbe da attribuire al fatto che per raggiungere i due tronconi della città adagiata sulle rive del fiume, si dovesse "guadare" il Metauro. Secondo un'altra interpretazione invece la parola è collegata al "guado" una pianta che cresce piuttosto abbondante lungo le rive del fiume e dalla quale, attraverso un opportuno procedimento, si estraeva un inchiostro scuro utilizzato per stampe e la tintura dei tessuti. Sullo scorcio del Medio Evo Sant'Angelo in Vado fu capitale della "Massa Trabaria", Provincia forestale dello Stato della Chiesa. Qui si radunava il Parlamento della Provincia di Massa Trabaria che comprendeva il territorio incluso tra Cagli - Urbino e l'Appennino. Nel 1636 Papa Urbano VIII elevò Sant'Angelo al rango di "Città" e la promosse a Diocesi. Nel luglio del 1849 di qui passò Giuseppe Garibaldi in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana. Nel 1860-61 viene a far parte del Regno d'Italia.
; DA VISITARE
La Domus del Mito Che il Campo della Pieve, a S. Angelo in Vado, conservasse nel suo sottosuolo una cospicua porzione dell'abitato della città romana di Tifernum Mataurense, era cosa nota ormai da diversi anni, da quando cioè una fortunata serie di fotografie aeree avevano mostrato con non frequente evidenza un fitto e articolato tessuto di strutture sepolte. Tale evidenza, suffragato peraltro dai risultati, non entusiasmanti ma decisamente probanti, di un ampio saggio esplorativo condotto nel 1999, aveva da tempo indotto l'Amministrazione Comunale a mettere a punto, insieme con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, un ampio programma di scavo e valorizzazione, in vista de quale, frattanto, con determinante lungimiranza, l'Amministrazione Comunale stessa aveva acquisito al suo demanio l'area.L'occasione di rendere concreti tali intenti è stata offerta dai "progetti Docup-Obiettivo 5", avvalendosi dei fondi europei amministrati dalla Regione Marche; ammesso al finanziamento dell'intervento, che prevedeva anche la musealizzazione e la fruizione al pubblico di una prima porzione dell'antico abitato, è iniziato nello scorso autunno lo scavo archeologico, condotto sul terreno dalla Cooperativa Archeologica di Firenze, con la direzione scientifica della Soprintendenza. L'occasione di rendere concreti tali intenti è stata offerta dai "progetti Docup-Obiettivo 5", avvalendosi dei fondi europei amministrati dalla Regione Marche; ammesso al finanziamento dell'intervento, che prevedeva anche la musealizzazione e la fruizione al pubblico di una prima porzione dell'antico abitato, è iniziato nello scorso autunno lo scavo archeologico, condotto sul terreno dalla Cooperativa Archeologica di Firenze, con la direzione scientifica della Soprintendenza. L'indagine, mirata su una certa area del Campo della Pieve sulla scorta di un'ulteriore saggio condotto nel 2000, ha rapidamente conseguito, possiamo dirlo, risultati eccezionali, mostrando prima di ogni cosa come certe scelte compiute congiuntamente dal Comune e dalla Soprintendenza fossero volte nella giusta direzione. Nell'area oggetto di scavo, infatti, ampia mq. 1.000 circa, si è messa in luce l'intera articolazione di una grande domus gentilizia eretta verso la fine del I sec. d.C., impreziosita da un ricco complesso di mosaici figurati, forse il più cospicuo venuto in luce nelle Marche da ormai diversi decenni. Tali pavimenti musivi, di buona e ottima qualità, e per lo più ottimamente conservati, esibiscono soggetti vari, che mostrano l'inserimento dell'antica città nella circolazione di cartoni e maestranze specializzate, e la presenza in essa di una committenza colta e raffinata. In quello che è il vestibolo campeggia "il trionfo di Nettuno", che impugna il tridente, sul carro trainato da due ippocampi, accompagnato dalla sposa Anfitrite, mentre al di sotto nuotano i delfini; segue, nel probabile tablinium, un busto di Dioniso con la corona di foglie di vite, in un tondo centrale incorniciato da una raggiera di motivi prospettici, ed eleganti figurine femminili agli angoli. Nelle parte mediana della domus si apre un atrio-peristilio con mosaici geometrici, con basi modanate di colonne che sostenevano l'impluvium , con relativo pozzo al centro, intorno, variamente articolati, si dispongono almeno tre vani di rappresentanza. Una grande sala presenta una complessa policromia di motivi geometrici e vegetali, con un emblema esagonale centrale con la testa della Medusa irta di serpentelli. In un'altra, che si distingue per le massime dimensioni (m. 7 x 7 circa), forse il triclinio, compare una ricchissima composizione policroma di tondi figurati con figure simboliche, animali reali e fantastici ed latri motivi, e riquadro centrale con scena di animali marini in lotta tra loro (polpo, gamberone, murena); su un lato, una fascia rettangolare bicroma esibisce una scena di caccia, con un battitore che indossa i caratteristici abiti (corta tunica e gambali in pelle), e due cani che incalzano rispettivamente un capro selvatico ed un cinghiale. Altri due vani, infine, presentano complessi e raffinati motivi geometrici, anche policromi, con inserti figurati di vario soggetto. Concludiamo questa notizia sottolineando come, al di là del valore scientifico e storico-artistico, la futura musealizzazione ed attrezzatura per il pubblico di questo prestigioso complesso potrà per il futuro far rivestire a S. Angelo in Vado un cospicuo ruolo di notevole valenza turistica e didattica.

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Sant'Angelo in Vado (Comune)  -  La Dodicesima Taverna Ristorante (Ristoranti)  - 

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